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“L’istituzione di una piattaforma digitale che da un lato consente di monitorare le prestazioni sociali erogate e dall’altro di implementare i dati, così da rispondere prima e meglio ai bisogni che arrivano dai territori, è sicuramente positivo. Restano però dei dubbi su tempistiche e costi dell’operazione. Banca dati e piattaforma sono strumenti che devono aiutare il decisore politico, non possono sostituirlo. E su questo il Veneto è indietro: il Piano regionale per la lotta alla povertà è scaduto il 31 dicembre 2020 le schede socio-sanitarie attendono ormai da mesi una loro revisione e la disciplina sulle Ats è al palo da anni”.

A dirlo nella correlazione sull’Istituzione del Sils (Sistema informativo lavoro e sociale) è la vice capogruppo del Partito Democratico Vanessa Camani, con astensione dem. “Resta poi la perplessità sull’affidamento ‘in house’ a Veneto Lavoro che ha comportato un ritardo di quattro anni nella legge, perché abbiamo dovuto attendere che si iscrivesse all’albo degli enti accreditati, stipulando nel frattempo un accordo di collaborazione. Non solo per la scelta di non ricorrere al libero mercato, ma anche per la spesa: per realizzare il Sils Veneto Lavoro ha ricevuto, con due delibere di Giunta, 790mila, quando nella relazione è scritto che è a costo zero. Nella comunicazione politica la trasparenza è sostanza. Non sono aspetti secondari e visto che è una legge di soli due articoli, poteva essere fatta meglio, coinvolgendo il Consiglio. È una questione di rispetto: non siamo qua solo per schiacciare i pulsanti”.