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“Con questo voto eliminiamo un’incongruenza tra quanto approvato all’unanimità neanche un mese fa e la risoluzione licenziata dal Consiglio nel 2016, che riconosceva l’annessione della Crimea. I due atti erano in evidente contraddizione, siamo soddisfatti che anche la maggioranza leghista sia d’accordo”. A dirlo è il capogruppo Giacomo Possamai, primo firmatario di un ordine del giorno (sottoscritto dai colleghi dem Vanessa Camani, Anna Maria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, da Erika Baldin del Movimento Cinque Stelle, Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo, Cristina Guarda di Europa Verde e Arturo Lorenzoni del Gruppo Misto) all’interno del Pdl 104 ‘Interventi regionali per la promozione e la diffusione dei diritti umani nonché la cooperazione allo sviluppo sostenibile’.

“È una vicenda inevitabilmente balzata di nuovo agli onori delle cronache in questi giorni. Nel 2016 ci fu uno scontro pesante in aula: sebbene fosse un’epoca diversa, non aveva senso, allora come oggi, che il Consiglio regionale si arrogasse, sostanzialmente, il diritto di un riconoscimento internazionale oltretutto con una posizione strutturalmente sbagliata. Se sanciamo il principio che l’annessione o l’invasione da parte di un Paese nei confronti dell’altro è lecita, vuol dire che trasgrediamo ogni principio del diritto internazionale. È quello che i consiglieri di opposizione sostenevano allora mentre c’era chi andava in missione in Crimea a portare la vicinanza del Veneto ed è quanto sosteniamo noi oggi”.

“Con questo provvedimento impegniamo la Giunta nell’interlocuzione con il Governo, il Parlamento nazionale e le istituzioni europee a non considerare ‘valido’ il contenuto della risoluzione licenziata il 18 maggio 2016, dove si chiedeva di ‘riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum’ e venivano attaccate le sanzioni definite ‘scellerate e irresponsabili anche alla luce della sicurezza internazionale’, con un curioso ribaltamento della realtà. Una presa di posizione in totale contrapposizione con il testo votato a inizio marzo, in cui si condannava l’invasione voluta da Putin, chiedendo un immediato cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe e la ripresa di un dialogo favorito dall’Unione Europea, per ripristinare la piena sovranità ed indipendenza dell’Ucraina”.