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Intervista di Roberta Labruna – Il Giornale di Vicenza

Giacomo Possamai, nel centrodestra c’è chi sostiene che il vostro ordine del giorno è stato pretestuoso e inutile. Avete voluto mettere il dito nella piaga per cercare lo scontro politico?

Tutt’altro, lo abbiamo fatto perché era doveroso rimediare ad una brutta pagina scritta dal consiglio regionale nel 2016. Per darle un’idea, sa quali furono le uniche altre istituzioni a legittimare l’annessione della Crimea? Cuba, Corea del nord, Nicaragua, Sudan, Siria e Zimbabwe. Ecco, non esattamente il club degli amici della democrazia. Detto questo, ho apprezzato che la Lega abbia deciso di votare il nostro ordine del giorno. Segno che non era pretestuoso.

Stefano Valdegamberi e Luciano Sandonà non lo hanno votato.

Sì è vero, ci sono consiglieri che notoriamente sono molto filo russi, ma registro in maniera positiva che la stragrande maggioranza dei leghisti abbia deciso di votarlo e rilevo che il capogruppo Villanova abbia dichiarato a microfono il voto favorevole.

Villanova però ha anche ricordato le intese firmate con la Russia da Enrico Letta nel 2013.

Quando Letta era premier la Russia stava anche nel G8. E questo è il primo punto. Dopodiché è evidente che tutti i premier, di tutti i Paesi, abbiano tenuto rapporti diplomatici e commerciali con la Russia, altra cosa invece è sperticarsi in lodi e rivendicare Putin come un esempio come ha fatto Salvini. Ce lo ricordiamo tutti vero quando Salvini ha detto che era meglio mezzo Putin rispetto a due Mattarella? Ecco, di sicuro il sindaco polacco che non l’ha ricevuto se l’è ricordato.

Tornando al vostro ordine del giorno, non era sufficiente la risoluzione di un mese fa che condannava la guerra?

La risoluzione sull’aggressione della Russia è stato un atto importante, approvato all’unanimità, ma non “cancellava” la sciagurata posizione espressa sull’annessione delle Crimea, che è tornata alla ribalta delle cronache in queste giorni e che andava necessariamente corretta: non potevamo lasciare spazio a nessuna ambiguità.

L’ambiguità però, anche in parlamento, rimane non solo in una parte dei leghisti ma pure nei vostri (quasi) alleati grillini, che stanno minacciando pure la crisi di governo sull’aumento della spesa militare al 2 per cento.

È chiaro che il baricentro di un’ipotetica alleanza dovrà essere quello europeista e quello atlantico. Quello sulla spesa militare è un impegno con la Nato preso nel 2014 e riconfermato da tutti i presidenti del consiglio. Adesso l’obiettivo è arrivare ad una difesa comune europea. E una crisi di governo sarebbe incomprensibile, oltre che un danno enorme per il Paese e la sua credibilità.