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“Se consideriamo che la quantità di risorse ‘libere’ da collocare con questa manovra si aggira attorno ai 70 milioni di euro, riesce difficile pensare che si tratti del bilancio di una Regione come il Veneto. Siamo piuttosto ai livelli di un Comune di medie dimensioni. Di fatto, si tratta di un bilancio di previsione in cui Zaia e i suoi non possono fare niente, a dispetto di quanto vorrebbero far credere. Capaci tutti a fare finta di fare il Presidente di Regione. Ormai Zaia fa solo show ma con queste risorse non incide su nulla. Il Veneto meriterebbe Presidenti più ambiziosi. Con l’aggravante che questa coperta corta tira sempre dalla parte opposta di chi ha bisogno di servizi e sostegni”.

L’analisi, alla luce degli annunci sul bilancio regionale di previsione 2024 approvato dalla Giunta, è della capogruppo del PD Veneto, Vanessa Camani.

“Il problema non è tanto quello della mancata applicazione della addizionale Irpef, una retorica fuori dal tempo che dopo 15 anni è pure poco originale, bensì di una mancanza di volontà di garantire una copertura alle fasce più esposte. Basti pensare ai dati dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani. Dalla comparazione della spesa pubblica procapite, emerge che il Veneto (13.292 euro) è indietro rispetto alle grandi Regioni a Statuto ordinario del nord, come Lombardia (14.743), Piemonte (15.401) ed Emilia Romagna (14.813), ma anche dietro realtà medio-piccole come Liguria (16.883), Marche (14.271), Abruzzo (14.224), Umbria (14.775), Molise (14.320) e Basilicata (13.671). Dunque, se da un lato Zaia sostiene che non mette le mani nelle tasche dei veneti, contemporaneamente effettua un impoverimento in termini di servizi”.

Secondo Camani “la coperta corta, guarda caso, lascia abbandonati a loro stessi i cittadini che non possono accedere a questi servizi attraverso i privati, vedi il caso della sanità, dell’istruzione, dell’infanzia e dell’università. In un circolo vizioso che trascina con sé ed ingigantisce i fenomeni della scarsa natalità così come della fuga dei giovani. Insomma, il dato che spicca da questa manovra non è, come dice Zaia, l’approvazione anticipata a Ferragosto. Ma la riconferma di un forte ritardo del Veneto nell’assicurare a tutti i suoi cittadini una parità di accesso ai servizi di essenziale importanza”.

E secondo la vice presidente della Commissione Sociosanitaria, Anna Maria Bigon, “sembra che per la Giunta regionale la Sanità e il Sociale in Veneto siano settori che viaggiano a gonfie vele. Come se non esistessero carenze di medici, liste d’attesa infinite, impoverimento demografico e allargamento delle fasce di cittadini che faticano a mantenere livelli di vita dignitosi. Da questa manovra insomma, pare che tutto vada bene”.

“Malgrado siano state assegnate agli assessorati più risorse degli altri anni, per quello alla Sanità i fondi sono rimasti uguali: 4,8 milioni. Ma soprattutto, stando a quanto annunciato, si potrebbe addirittura assistere ad una contrazione per il settore: dai 10,5 dell’ultimo bilancio ai 10 miliardi previsti per il 2024. In ogni caso sarà dunque un bilancio che non darà nessuna svolta, come sarebbe stato doveroso, viste le criticità in atto che comprendono anche gli stipendi dei sanitari, i più bassi in assoluto, e la necessità di investire per rendere attrattiva la professione e rimpinguare il personale amministrativo”.

“È inutile parlare, come fa Zaia, di numero aperto a Medicina se poi non muove un dito per rendere la sanità pubblica appetibile per i professionisti, con strumenti all’avanguardia anche negli ospedali del territorio, turnazioni dignitose e stipendi adeguati. Andremo ancora di più verso la privatizzazione. Per non parlare del sociale. Questo – conclude Bigon – era l’anno degli investimenti per i servizi gratuiti a beneficio della fascia 0-3 anni e per realizzare politiche concrete per la ripresa della natalità dopo il grido d’allarme lanciato da più parti. La politica deve investire nel futuro: questa Giunta non guarda avanti”.