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“Il diritto alla salute e alle cure deve essere assicurato a tutti. Estendere l’assistenza sanitaria ai senza fissa dimora, che in Veneto sono stimati in almeno 2.500, è una misura di civiltà”. Così Giacomo Possamai, capogruppo del Partito Democratico Veneto, motiva il Progetto di legge presentato in Consiglio regionale, sottoscritto da tutti gli esponenti dem a Palazzo Ferro Fini (Vanessa Camani, Annamaria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni, Francesca Zottis). “Vogliamo permettergli di iscriversi all’anagrafe sanitaria per scegliere il medico di base e accedere ai Lea. Crediamo sia una legge che una Regione come il Veneto abbia il dovere di approvare. Il sistema sanitario di eccellenza si misura non solo nella miglior qualità ma anche nella capacità di curare tutti. È la stessa Costituzione, all’articolo 32, a parlare di cure gratuite agli indigenti e della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, mentre l’istituzione del Servizio sanitario nazionale ha come obiettivo principe la promozione, il mantenimento ed il recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione, indipendentemente dalle condizioni individuali o sociali. In tantissimi casi si tratta di persone che si sono trovate improvvisamente espulse dalla società, a causa della perdita del posto di lavoro o di una separazione coniugale. Lasciare le cose così come sono, oltre ad essere ingiusto è anche antieconomico per le casse pubbliche, visto che il costo di una prestazione ospedaliera può essere fino a quattro volte superiore rispetto alle cure del medico di base. L’Emilia Romagna è stata la prima a muoversi in questa direzione, imitata da Puglia e Piemonte: l’auspicio è che il Veneto possa seguire l’esempio il prima possibile”.

 

Nel dettaglio il Pdl è composto da quattro articoli e prevede di estendere l’assistenza ai senzatetto italiani presenti sul territorio regionale, iscrivendoli in appositi elenchi delle singole Ulss, lasciando alla Giunta il compito di individuare procedure e modalità attuative, con una dotazione finanziaria di 500mila euro l’anno.

“Purtroppo in Veneto – ha aggiunto il ricercatore Stefano Dal Pra – non esiste una mappatura ‘ufficiale’ dei senza fissa dimora, ma secondo una stima basata sui servizi erogati dalla Caritas sarebbero almeno 2.500; una condizione difficilmente reversibile nel breve periodo se consideriamo che la stragrande maggioranza non ha un lavoro. La crisi economica legata alla pandemia rischia di spingere ai margini della società un elevato numero di persone, rendendo perciò questa misura ancor più attuale e urgente”.

“In Emilia Romagna la proposta è nata da un confronto tra una serie di organizzazioni di volontariato che da anni portano avanti questa battaglia – ha ricordato Antonio Mumolo, consigliere regionale e proponente della prima legge approvata nel nostro Paese – Riguarda soltanto i senza fissa dimora italiani, poiché una legge regionale non può modificare una legge nazionale, come il Testo unico sull’immigrazione. I poveri sono in aumento e alla perdita del lavoro può seguire quella della casa e quindi a cascata, della residenza, e del medico di base. E la pandemia ha dimostrato che se non si curano le persone diventa un problema non solo individuale, ma di tutti”.

pdl senza fissa dimora