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“Quella proposta da Zaia come via di uscita per colmare le carenze di personale sanitario e recuperare sulle liste d’attesa è una scorciatoia irresponsabile. L’ipotesi, espressa attraverso dichiarazioni di stampa, peraltro proprio nel pieno di una nuova ondata di contagi, di reintegrare 4.500 tra medici, infermieri e operatori no vax è allarmante. Zaia infatti non dice esplicitamente che questo ritorno deve legarsi ad un obbligo di vaccinazione ma resta molto sul vago, declassando il tutto a questione burocratica e non sanitaria. Il tutto fa pensare al tentativo di un colpo di spugna assolutamente da scongiurare. Con una mossa del genere si immetterebbe nel sistema un esercito di persone prive delle indispensabili protezioni, a danno dell’utenza, soprattutto quella più anziana e fragile, che ha bisogno di visite e cure e non di correre rischi”.

La presa di posizione è della consigliera regionale del PD Veneto e vice presidente della Commissione Sociosanitaria, Anna Maria Bigon.

“C’è poi una questione etica: dopo l’immane sforzo compiuto per contenere il virus, è impensabile, come lascia intendere Zaia, che ora tutto passi in cavalleria. Se nei mesi più duri di questa battaglia comune strideva duramente la scelta di chi, pur lavorando a contatto con i pazienti, si è rifiutato di vaccinarsi, adesso appare quanto meno ingiusto un dietrofront che farebbe passare l’idea dell’inutilità delle vaccinazioni. Non possiamo consentirci un passo indietro che non solo la darebbe vinta ai no vax ma creerebbe un gigantesco alibi deresponsabilizzante in ogni luogo di lavoro. Della serie: se non si vaccinano neppure i medici e gli infermieri in servizio, perché dovremmo farlo noi?”

Secondo l’esponente del PD “le emergenze della carenza del personale e delle liste d’attesa vanno risolte con soluzioni ben più strutturali. Si inizi a premiare gli operatori responsabili e vaccinati con condizioni salariali e di lavoro decenti, cosa che non è stata fatta provocando una fuga dal pubblico che procede in modo crescente e non accenna ad arrestarsi. Premiare invece con il reintegro chi ha deciso di fare ammutinamento di fronte ad una emergenza sanitaria epocale e senza neppure chiedere in maniera netta uno sforzo di conversione, è – conclude Bigon – il colmo delle beffe”.