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”Occorre rivedere quanto prima la quota minima di alunni per classe per evitare la chiusura di plessi scolastici, assicurare una didattica di qualità agli studenti e non aggravare i disagi per le famiglie. Anche in Veneto la situazione è critica e poiché le deroghe attuali valgono solo per comuni di montagna, piccole isole e zone con minoranze linguistiche è necessario un intervento urgente, senza attendere settembre”. Per questo i consiglieri regionali del Partito Democratico Jonatan Montanariello e Francesca Zottis hanno presentato una risoluzione con cui si esorta il ministro dell’Istruzione ad agire tempestivamente, prendendo ad esempio il caso di Venezia. ”Stiamo parlando di un servizio fondamentale per la vita di un quartiere come di un paese. Il costante spopolamento ha portato non solo alla progressiva riduzione delle classi, ma addirittura alla chiusura di interi istituti, come la Andrea Palladio alla Giudecca. E questo a sua volta spinge lontano i residenti; si innesca un circolo vizioso. Non è un tema non banale quello delle famiglie costrette a iscrivere i figli in scuole sempre più lontane dalle proprie abitazioni con i problemi che ne conseguono, specialmente in un Paese dove conciliare vita privata e lavorativa è sempre più complicato. L’anno prossimo in tutto il Veneto ci saranno 7.141 studenti in meno e se rimarranno gli attuali limiti sarà inevitabile la soppressione di numerose sezioni, aggravando una situazione già complicata”.

Nel dettaglio, la provincia di Verona con più defezioni è Verona un calo di 819 iscritti, quindi Treviso con 725, Padova a quota 567 poi Vicenza con 525, Venezia a 340, Rovigo con 194, infine 125 a Belluno. ”I numeri fissati dal Ministero, almeno 15 alunni per la scuola primaria 18 per la secondaria di primo grado e 27 di secondo grado, sono basati su una fotografia vecchia, a maggior ragione dopo che la pandemia ha evidenziato come sia indispensabile costituire classi molto meno numerose per tutelare la salute degli studenti e delle loro famiglie. Un provvedimento che ha riflessi positivi anche sulla qualità della didattica, soprattutto per i ragazzi più in difficoltà. Da qui la nostra richiesta, ma bisogna fare in fretta, così da permettere ai dirigenti di organizzare per tempo la didattica”.