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“I giovani in Veneto non lavorano abbastanza e i loro salari sono bassi. I dati diffusi dall’Ufficio statistica della Regione ci restituiscono una fotografia preoccupante che non possiamo limitarci ad osservare. Occorre invece intervenire presto, utilizzando gli strumenti nazionali e mettendoci anche del nostro”. Vanessa Camani, vice capogruppo in Consiglio regionale e responsabile lavoro del Partito Democratico Veneto, commenta così i report sull’occupazione nella fascia 20-29 anni che mostra una diminuzione di ben 11 punti percentuali in termini assoluti, negli ultimi 10 anni. “Meno di un giovane su due, il 48,5% riesce a trovare lavoro, con le purtroppo immancabili disparità di genere, ben 15 punti di differenza tra ragazzi e ragazze e sempre più spesso con contratti precari. Solo il 57% è assunto a tempo indeterminato, 17 punti in meno nel giro di 15 anni, mentre il part time involontario è cresciuto del 25%”.

“La pandemia ha avuto un impatto pesante, ma sarebbe riduttivo e sbagliato pensare che sia la sola causa. Ha semmai accelerato alcuni processi e acuito delle criticità, ma la questione del lavoro giovanile in Veneto presenta ormai problemi strutturali che richiedono un rapido cambio di rotta. A livello nazionale – sottolinea Camani. – ci sono degli strumenti utili per migliorare la situazione: incentivi all’occupazione, con la riduzione dei contributi previdenziali per i giovani assunti, il bonus occupazionale per le eccellenze, gli incentivi per gli imprenditori agricoli e per l’apprendistato. Nella stessa ottica vanno visti il costante rafforzamento dei Centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro, a cui si aggiungono le risorse del Pnrr e del programma nazionale Garanzia di occupabilità (Gol). Serve però uno specifico progetto del Veneto per il Veneto, che si fondi sul nostro modello formativo e produttivo, che agisca efficacemente per la promozione del lavoro di qualità per ragazze e ragazzi, anche partendo da una revisione della disciplina dei tirocini extracurriculari e dell’apprendistato”.