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“Dal prezioso mondo del volontariato legato alla donazione e alla raccolta di sangue giungono ripetuti appelli a far fronte alla carenza di personale medico ed infermieristico. Un fenomeno di portata generale ma che si sta ripercuotendo in quest’ambito con conseguenze di particolare gravità, perché rischiano di mettere in ginocchio l’intero sistema trasfusionale. A queste richieste di aiuto la Regione ha il dovere di rispondere con misure urgenti, in grado di arginare l’emergenza”.

A rilanciare l’allarme proveniente dai vertici nazionali e locali di AVIS sono i consiglieri regionali del PD Veneto, Francesca Zottis, Jonatan Montanariello e Anna Maria Bigon.

“Le difficoltà di reperimento di personale che in modo stabile e continuativo possa garantire un andamento regolare nel raccogliere le donazioni erano precedenti alla pandemia. Ma ora, con la graduale riapertura delle ordinarie attività ospedaliere e soprattutto con la ripresa degli interventi chirurgici, questa carenza si sta facendo sentire in maniera ancora più forte, vista la crescente richiesta di emocomponenti”.

Da qui la sottolineatura degli esponenti dem sul fatto che “nella consapevolezza di questo fattore di incertezza per la tenuta del sistema sanitario anche veneto, la Regione è chiamata a dare un sostegno concreto. Sia in termini economici, integrando i finanziamenti nazionali per la copertura dei pesanti deficit delle attività di raccolta associativa e per consentire a questi centri di essere maggiormente attrattivi nei confronti dei professionisti sanitari. Sia spingendo sul fronte delle convenzioni, in modo che le singole Ulss possano mettere a disposizione, a seconda delle esigenze, proprio personale”.

“Si tratta infatti – evidenziano in conclusione Zottis, Montanariello e Bigon – di scongiurare l’allontanamento dei donatori in caso di una prolungata situazione di disagio organizzativo. Cosa che viene sentita ancor di più nelle realtà territoriali che presentano specificità complesse come ad esempio il veneziano o le zone montane. Se non si interviene prontamente, la prospettiva è quella della perdita, o di un pesante ridimensionamento, del ruolo che l’associazionismo e i donatori ricoprono a beneficio del nostro sistema sanitario e dunque di tutti i cittadini”.