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“A distanza di un secolo i Consorzi di bonifica sono ancora fondamentali per la salvaguardia del nostro territorio: possono cambiare le criticità, non la centralità del loro ruolo”. È quanto afferma la vicepresidente del Consiglio regionale Francesca Zottis intervenuta questa mattina a San Donà di Piave all’iniziativa ‘Terrevolute 100’, convegno organizzato a 100 anni di distanza dal primo Congresso nazionale delle bonifiche, svoltosi proprio a San Donà. “Oggi è l’occasione per ricordare chi è stato attore protagonista di quei momenti e che con il proprio impegno ci ha permesso di vivere in equilibrio con il territorio per anni, come ad esempio: Don Sturzo, Romiati, Peglion, Serpieri, Omodeo, Carnioli, Marozzi, Ronchi e soprattutto Trentin. Deputato dall’enorme profilo umano e tecnico, ebbe l’intuizione di creare l’Ente di rinascita agraria per le province di Venezia e Treviso e a lui si deve l’approvazione del decreto che autorizzava la bonifica integrale del terreni paludosi tra i fiumi Lemene e Livenza”.

“San Donà – ha aggiunto – è una terra di bonifica ed è il luogo giusto non solo per parlare del passato, ma anche per discutere delle nuove sfide che non possono prescindere dall’importanza dei Consorzi. In questi anni Madre Terra sta lanciando grida di allarme sempre più forti: è indispensabile ridare un valore culturale, sociale ed economico alle risorse naturali attraverso un approccio integrato. Acqua, agricoltura, sostenibilità e reddito devono tenersi insieme se vogliamo creare qualcosa di duraturo. È arrivato il momento di dare continuità al lavoro dei padri della bonifica con una pianificazione precisa e fattibile di interventi che affrontino criticità vecchie e nuove come ad esempio il cuneo salino, il deflusso minimo vitale dei nostri fiumi, l’occupazione del suolo che non può continuare a drenare la terra, l’erosione delle spiagge”.

“Dobbiamo però cambiare passo, per garantire un futuro alle nuove generazioni, non è tempo per rinviare. Il governo del territorio non può più essere un impegno verbale: le opere per dare acqua alla nostra terra sono impellenti, non solo attraverso i fondi della Next Generation Ue. Le istituzioni hanno il dovere di essere in prima linea con concretezza e una visione ad ampio raggio, con più velocità e guardando al medio-lungo periodo: agricoltura e terra attendono un piano industriale locale ed europeo, dimostrino di essere all’altezza di questa sfida”.