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La nostra consigliera regionale Chiara Luisetto interviene sul tema del caro bollette che pesa in modo grave sulla gestione delle residenze per anziani. In questo articolo del Corriere del Veneto l’esponente dem berica riporta in particolare il caso di Ipab Vicenza, ente dal quale è partita la richiesta di una sospensione del pagamento delle bollette dell’energia.

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“Si tratta di un sistema che non rigenera se stesso ed è figlio della mancata riforma regionale. Porterò il caso a Palazzo Ferro Fini”. Così Chiara Luisetto, consigliera regionale del PD. Il tema è quello dell’Ipab. E le sue parole giungono all’indomani della notizia della richiesta di sospensione del pagamento delle bollette dell’energia per sei mesi chiesta dal presidente dell’Ipab, Ermannno Angonese, ad Agsm-Aim Energia. Una richiesta che risale al 18 aprile ma emersa solo nei giorni scorsi. E una richiesta, per inciso, ancora inevasa.

La giustificazione addotta da Angonese riporta “all’incremento esponenziale dei costi energetici dell’ultimo anno e dalla criticità dei flussi finanziari innescata di conseguenza”. A essere interessate le residenze per anziani ‘Monte Crocetta’, ‘Salvi’ e ‘Trento’. Ma se a Palazzo Trissino per ora non si registrano reazioni, la preoccupazione cresce. “Ciò che tocca Ipab Vicenza – continua Luisetto – dimostra soprattutto la necessità di una riforma risolutiva che avrebbe dovuto esserci da anni e che oggi non è più rimandabile anche alla luce delle conseguenze della pandemia sulle residenze per anziani non autosufficienti”.

Questa la sua riflessione: “La riforma interverrebbe nella gestione della governance, nella presenza degli ospiti, nella tutela del personale. E soprattutto eviterebbe appalti di servizi ai privati che vanno a ribasso, incidendo nel garantire la qualità degli stessi servizi”. Luisetto va più in là. “Il Veneto è una delle poche Regioni nel Paese che non ha ancora varato questa riforma. Ma l’aspetto più grave è che se si continua in questa inerzia, il costo più grave lo pagherà solo il personale, già stremato per orari e mole di lavoro. Ma lo pagheranno anche le famiglie, che dovranno sostenere gli aumenti delle rette che in parte ci sono già stati e che non è escluso possano esserci in futuro. E quindi, in ultima analisi, la pagheranno gli enti locali, quindi tutta la collettività. Perché è evidente che quando le famiglie non avranno più risorse per garantire assistenza sociosanitaria ai loro cari, le stesse famiglie andranno a bussare la porta dei Comuni. I cui bilanci, come noto, sono tutt’altro che ricchi”.

 

Federico Murzio
Il Corriere del Veneto