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“Dall’audizione del presidente Zaia in Commissione alla Camera dei Deputati è emersa una visione dell’autonomia concepita come strumento di scontro, che accentua la frattura tra nord e sud e che rinuncia a farsi interprete di quello spirito, collaborativo fra le regioni e unitario tra i territori, che dovrebbe animarne la realizzazione. Il tutto, tradendo un richiamo ben preciso invocato fin dalla presidenza della Repubblica di Giorgio Napolitano”.
Il giudizio è della capogruppo del Pd Veneto, Vanessa Camani.
“Per Zaia non esiste le leale collaborazione tra le Regioni e con lo Stato, nonostante il disegno di legge approvato al Senato abbia rigettato l’impostazione secessionista. Insomma, anche in questa occasione Zaia ha fatto prevalere una impostazione faziosa. Da un lato omettendo il fatto che, in merito al quesito referendario del 2014, la Consulta bocció tutte le richieste di consultazione che si richiamavano all’eversione indipendentista e alla trattenuta dei nove decimi delle entrate fiscali. Dall’altro non riconoscendo il fallimento della sua proposta di chiedere l’autonomia subito in tutte le materie possibili, sulla quale ha inchiodato la regione per ben dieci anni. Questo pur nell’evidenza di una ricalibratura che oggi lo costringe a posizionarsi sulla richiesta da noi avanzata oltre un anno fa, relativa al riconoscimento di poche e limitate funzioni, all interno di un percorso graduale e progressivo”.
Secondo Camani “si è trattata di un’altra occasione persa, sacrificata sull’altare della propaganda, per raccontare l’autonomia possibile ed utile cui il Veneto potrebbe ambire. Ancora una volta Zaia ha scelto di ritirarsi nella ridotta di Treviso e ha rinunciato a far contare la nostra regione nelle decisioni politiche nazionali”.