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Potenziare e migliorare le Rsa, sia dal punto di vista strutturale che dei servizi offerti, è fondamentale. Nel Pnrr queste strutture dovrebbero essere una priorità, come richiesto da varie rappresentanze. Questo perché va considerato il progressivo invecchiamento della popolazione e, conseguentemente, del numero di persone fragili e non autosufficienti. Le necessità sono numerose e urgenti. A cominciare dalla revisione nazionale degli standard funzionali e organizzativi che passi da un piano formativo basato sulle nuove esigenze e che porti ad avere personale più qualificato, con salari e condizioni di lavoro migliori. Questo per evitare l’emorragia continua di operatori emersa in modo drammatico durante la pandemia, specialmente nelle prime due ondate.
In Veneto le Rsa scontano poi un’ulteriore difficoltà, legata alla mancata riforma delle Ipab, attesa da oltre 20 anni e che sembra ormai un miraggio. All’inizio di questa legislatura è stato depositato un testo, mai discusso ma comunque superato rispetto al grido di allarme delle strutture. Quella della Regione è una latitanza intollerabile, specialmente in un momento del genere. E con l’aggravante di non aver voluto neanche agire sul taglio dell’Irap che avrebbe dato un po’ di respiro. A prescindere da questo però, il Pnrr può rappresentare un punto di svolta. Se nell’ambito dell’assistenza territoriale la domiciliarità rappresenta la grande sfida per il futuro, non possiamo comunque fare a meno di queste strutture, che devono essere luoghi di supporto per le famiglie e di sostegno e vita per le persone non autosufficienti.