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“L’avvenuta parifica, da parte della Corte dei Conti, del rendiconto 2021 della Regione Veneto è un fatto che va accolto positivamente. La regolarità e la correttezza degli atti pubblici nella gestione delle risorse è un dovere istituzionale nei confronti dei cittadini. Ma proprio per questo non si possono ignorare alcuni rilievi critici, tutti relativi all’ambito della sanità, avanzati dai magistrati della Corte”.

A dirlo la consigliera regionale del PD Veneto e vice presidente della Commissione Bilancio, Vanessa Camani, a margine del giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione Veneto riferito all’Esercizio 2021 che ha avuto luogo nell’Aula Udienze della sede della Corte dei conti di Palazzo dei Camerlenghi, a Venezia.

L’esponente dem evidenzia innanzitutto che “la Corte, e direttamente il Procuratore regionale, si sono soffermarti sulla questione del servizio assicurativo per la copertura del rischio di responsabilità civile verso terzi delle aziende sanitarie regionali. A parere del Procuratore, la polizza sottoscritta per il triennio 2019/2021 presenta alcuni elementi molto discutibili. Quello principale riguarda il livello della cosiddetta franchigia: l’aver definito un importo così elevato, pari a 750 mila euro, ha provocato il fatto che solo poche decine degli oltre 420 casi di richiesta danni sono stati liquidati dalla compagnia assicurativa. Le Ulss venete hanno pagato di tasca loro danni per quasi 50 milioni nel 2021 e per oltre 300 milioni nel triennio. Questo ha portato il Procuratore a definire come vanificato lo sforzo assicurativo rappresentato dalla stipula della polizza. La gravità della cosa è poi rafforzata dal fatto che una polizza stipulata alle medesime condizioni, ovvero stessa franchigia, stessa compagnia, premio ridotto da 14,5 a 10 milioni anno, è stata recentemente stipulata con una deliberazione Direttore generale Azienda Zero (la n. 290 del 28/4/2022). Su questo la Corte non ha escluso ulteriori verifiche e approfondimenti”.

“Ma dalla relazione spuntano altri due nodi che – secondo Camani – meritano un rapido chiarimento anche in sede istituzionale, cosa che formalizzeremo presentando un’interrogazione. Da un lato colpisce l’elevatissima quantità di dispositivi di protezione individuale dal Covid, con scorte per un valore totale di 319 milioni di euro, di cui 265 relativi a mascherine di medio-breve scadenza. Considerato che il consumo annuo di dispositivi a livello regionale corrisponde a 16 milioni di euro, il rischio di rimanenze che non verranno mai utilizzate è concreto. Infine, la Corte dei Conti ha rilevato il mancato utilizzo di 20 milioni che la Regione ha destinato nel 2020 per il recupero delle liste d’attesa. Se da parte della Giunta si giustifica questo inutilizzo con la mancanza di personale, non si capisce perché nel 2021, in piena carenza di operatori, siano stati stanziati altri 21 milioni per lo stesso scopo. Insomma, le ombre sono più di una e va fatta luce”.