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In questi giorni sono stati pubblicati i risultati di un’indagine della Federazione sindacale medica Cimo-Fesmed. Il dato che balza agli occhi è che l’89% dei medici ospedalieri di questa regione preferirebbe lasciare il pubblico contro il 72% del dato nazionale. Un dato che purtroppo non ci sorprende visto che da inizio pandemia sono ripetute le denunce circa le condizioni in cui il personale si trova a lavorare: carichi eccessivi (appena il 18% si limita alle 38 ore previste dal contratto e il 24% supera le 48 non rispettando la normativa europea), scarso riposo e impossibilità di andare in ferie a causa degli organici ridotti all’osso.

Già Anaao-Assomed in un precedente monitoraggio aveva evidenziato l’elevato numero di medici ospedalieri dimissionari in Veneto ancor prima del Covid, con cifre sproporzionate rispetto alla media italiana e con un incremento del 500% in dieci anni contro il 59% nazionale.

Ogni volta che abbiamo sollevato la questione e le conseguenze che porta con sé, siamo stati accusati di strumentalizzare e di non riconoscere il grande lavoro degli operatori sanitari. Invece questi ulteriori cifre dimostrano che c’è un caso-Veneto da affrontare con urgenza. E impongono alla Regione di confrontarsi con le associazioni di categoria per trovare in fretta delle risposte. Altrimenti le dimissioni continueranno ad aumentare, mettendo ulteriormente in ginocchio la sanità pubblica.