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Il Gruppo del PD Veneto ha espresso voto contrario al Progetto di legge statale n. 32 Modifiche del DPR 380 del 6 giugno 2001 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” e nuove norme in materia di regolarizzazione edilizia”, presentato dalla maggioranza.

Ad intervenire, motivando il dissenso al provvedimento è stata dapprima la correlatrice, Anna Maria Bigon, che ha sottolineato come “in una regione che primeggia sul consumo del suolo, anziché frenarlo si vuole introdurre un condono. Peraltro attraverso una via che già si è dimostrata impercorribile, visti i precedenti tentativi, a partire dalla cosiddetta legge ‘Cantiere Veloce’, dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale. Si parla in questa proposta di difformità parziali rispetto allo stato legittimo dell’immobile. Non solo queste sono già definite dal testo unico in materia, ma addirittura i proponenti non definiscono quali siano”.

Da parte sua la capogruppo Vanessa Camani ha parlato di “tentativo di condono che va oltre quelli concessi nel tempo dal centrodestra. Con questa proposta di legge statale si prefigura addirittura la concessione di agevolazioni come il bonus 110% a chi si è reso autore di abusi ed illegalità edilizie. Diciamo no a scorciatoie per le quali il Paese sta pagando il conto da troppo tempo”.

Andrea Zanoni, componente della Commissione Ambiente, ha ricordato che “se mai dovesse essere approvata dal Governo, questa proposta rappresenterebbe il quinto condono edilizio in Italia, dopo quelli dell’85, del ’94, del 2003 e del 2018 per l’isola di Ischia. Tutto questo in un Paese ed in una regione che soffrono già profondamente di dissesto idrogeologico provocato anche dallo sfruttamento del suolo e delle risorse naturali. Invece di difendere i cittadini da questo pericolo gravissimo, si tutela di fatto chi non è in regola con la legge e chi non vuole neppure pagare sanzione. Insomma un regalo a scopo propagandistico che peraltro ha il sapore dello specchietto per le allodole, visto che le speranze di approvazione da parte di Roma sono più che scarse”.