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Nove ore, con un calvario tra tre ospedali, per una persona con un dito rotto. Addirittura dieci ore di attesa per una 85enne con polmonite bilaterale, tenuta senz’acqua e costretta alla fine a tornare a casa rassegnata. Casi “agghiaccianti” dai Pronto Soccorso del Veneto: “Siamo allo sfascio totale del sistema sanitario pubblico – denunciano le consigliere Anna Maria Bigon e Francesca Zottis – di fronte al quale ogni difesa d’ufficio da parte della Regione diventa inaccettabile”.

Da un lato “la vicenda di Luca Dal Canal, che per farsi curare una frattura ad un dito ha dovuto peregrinare per nove ore e per tre ospedali veronesi, San Bonifacio, Bussolengo e Villafranca, prima di essere assistito, è emblematica dello stato disastroso in cui versa la sanità veneta anche nell’ambito dei Pronto Soccorso. Ed è la conferma che occorre riformare il sistema sanitario pubblico. La carenza di personale nei Pronto Soccorso è ormai cronica. Un fenomeno che colpisce soprattutto gli spoke dell’Ulss 9 e che in Veneto vede complessivamente una mancanza di ben 200 medici nei reparti di emergenza ed urgenza. Il nodo critico sta nel fatto che si spendono montagne di soldi pubblici per le esternalizzazioni che riguardano principalmente questi reparti: abbiamo presentato una richiesta ufficiale di accesso agli atti per sapere quali siano nel dettaglio le somme spese da ogni Ulss”.

Contemporaneamente, da San Donà di Piave, arriva la vicenda resa nota dalla figlia di un’anziana, costretta a 10 ore di attesa al Pronto Soccorso. Alla fine la donna è tornata a casa rassegnata: È agghiacciante pensare che neppure ad una donna di 85 anni, in quelle condizioni di fragilità, venga garantito un servizio efficiente e rapido e che, per giunta venga persino privata della possibilità di idratarsi. Un episodio – proseguono le esponenti dem – dai contorni gravissimi e che rivela per l’ennesima volta come sia indispensabile un piano di investimenti straordinario che garantisca l’eccellenza vera e non annunciata. Le carenze del territorio ricadono sui Pronto Soccorso in modo pesante. I numeri ci dicono che ormai stiamo ritornando a livelli di richiesta di servizi pre-pandemia: tutto questo rivela una debolezza di programmazione e strutturale del sistema, non di certo professionale. Ringraziamo anzi chi tutti i giorni opera con dedizione e costanza nonostante le difficoltà”.