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Il conflitto ucraino e il caro energia stanno mettendo in ginocchio moltissime piccole e medie imprese del Veneto, specialmente quelle già in difficoltà dopo due anni di pandemia. Le difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime e delle fonti energetiche oltre alle limitazioni che sono intervenute nell’import-export completano un quadro più che allarmante. A rischio sono vasti settori dell’economia e, a cascata, i livelli occupazionali e la stabilità delle famiglie già messe a dura prova dai rincari delle bollette e di beni di ampio consumo. E se è vero che in questo scenario è indispensabile un massiccio intervento del governo nazionale, è anche vero che la Regione può agire.

Le categorie economiche lo chiedono a gran voce: è di oggi la presa di posizione di Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. Secche le sue dichiarazioni: “sebbene la Regione abbia affermato in più occasioni la volontà di intervenire in maniera decisa sull’argomento, rimangono alcune valutazioni che sembrano poco coerenti con le urgenti logiche di sviluppo del settore, anche a causa di posizioni ideologiche su alcune fonti energetiche rinnovabili”. E ancora: “serve una strategia concreta che consenta di accelerare la conclusione dei procedimenti autorizzativi e di semplificare, promuovere e sostenere la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Stiamo chiedendo alla politica di mettere in atto scelte concrete e responsabili affinché la nostra Regione dia il proprio contributo ad una situazione di crisi che, se non gestita, assumerà conseguenze gravissime non solo dal punto di vista economico ma anche occupazionale”.

Il nostro capogruppo, Giacomo Possamai, ha annunciato proprio in questi giorni la richiesta del PD di aprire un bando da 50 milioni di euro a fondo perduto indirizzato alle Pmi per dotarle di pannelli fotovoltaici. “In un sol colpo – dice – si andrebbe a dare una mano concreta alle imprese in difficoltà e ci si avvicinerebbe di molto all’obiettivo del 30% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 previsto dal Piano Energia e Clima. Ma perché questa misura possa davvero ottenere gli effetti sperati, però, è fondamentale la rapidità. E a mettere i bastoni tra le ruote da questo punto di vista è come al solito la burocrazia. Un vulnus nazionale ma sul quale la Regione può intervenire, dal momento che molti dei passaggi del processo autorizzativo sono di sua diretta competenza”.

Contemporaneamente Francesca Zottis, nostra esponente e vice presidente del Consiglio regionale, rilancia l’appello della commissione Agricoltura del Parlamento europeo per un aumento temporaneo delle superfici coltivabili a disposizione delle aziende agricole, in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni extra Ue. “C’è bisogno di provvedimenti emergenziali, a partire dalla deroga alla Pac (Politica agricola comune) che prevede di non coltivare almeno il 5% delle superfici arabili: per l’Italia significherebbe avere circa 200mila ettari in più a disposizione. Sarebbe inoltre importante garantire l’aiuto una tantum fino a 7mila euro per azienda, misura straordinaria prevista dal Regolamento sullo sviluppo rurale già impiegata per tamponare gli effetti del Covid e mobilitare la ‘riserva di crisi’ Pac, assicurando ulteriori risorse per dare un po’ di respiro all’intero comparto messo a rischio da rincari insostenibili”.

Le strade per allentare la stretta di questa congiuntura dunque ci sono. Ma vanno percorse con quella rapidità che oggi, colpevolmente, manca al governo veneto.