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Al termine della lunga sessione di bilancio, tiriamo le somme per un giudizio complessivo sulla manovra assieme ai nostri consiglieri.
Il capogruppo Giacomo Possamai evidenzia come “abbiamo provato a dare il nostro contributo fin dall’inizio della discussione. Ne è uscito un bilancio uscito migliorato dopo il maxi emendamento della Giunta che contiene numerose misure da noi sollecitate. Non possiamo però non sottolineare come sia una manovra con maglie troppo strette: non c’è spazio infatti per fare grandi scelte. L’altro punto critico è legato al Pnrr. Pensiamo sia cruciale il coinvolgimento del Consiglio su questo fronte: se lì ci sono le grandi risorse, è impensabile non partecipare alle scelte”.
Secondo Vanessa Camani, che ha seguito in veste di relatrice di minoranza l’intero iter, “l’austerity è stata superata a Roma e in Europa, ma resta in Veneto. È un bilancio senza investimenti per il futuro ed è assolutamente blindato visto che su 17 miliardi ci sono appena 60 milioni ‘non vincolati’ su cui poter discutere come e dove destinarli. Con la conseguenza che ciò che resta a disposizione delle necessità di cittadini ed imprese del Veneto è un margine risicatissimo. Si pensi ad esempio al mancato aumento di risorse per le scuole paritarie, per le borse di studio, per la cultura, fino all’azzeramento degli stanziamenti per la legge sull’imprenditoria femminile. A questo punto il Veneto, ‘patria’ dell’autonomia, può solo sperare che soggetti diversi dalla Regione, lo Stato o l’Europa, diano un po’ di soldi per fare le cose che questa Giunta non vuole fare. La virtuosità delle persone che abitano e lavorano in Veneto non può essere una scusa per limitarsi al minimo indispensabile”.
Pollice verso anche da parte di Jonatan Montanariello che sottolinea le carenze sul fronte del sociale: ci sono cittadini in difficoltà, gli ultimi, a cui dobbiamo dare risposte. C’è chi non può aspettare un anno e mezzo una visita medica e non ha neanche i soldi per andare dal privato, c’è chi è costretto a chiedere il Tfr per curarsi dal dentista, ci sono coppie precarie che non riescono a permettersi un affitto neanche con due stipendi, e ci sono gli studenti pendolari che non hanno spazi dove poter studiare una volta rientrati da scuola. Dobbiamo contrastare le disuguaglianze che sono cresciute e il dibattito non può esaurirsi con gli slogan ‘Veneto Tax Free’ e ‘Pd partito delle tasse’. Chiedere un contributo a chi guadagna 80mila euro lordi l’anno per garantire i servizi a chi non li ha non significa mettere le mani in tasca alla gente”.
Da parte sua Andrea Zanoni parla di “ennesima occasione mancata per affrontare non soltanto il presente ma soprattutto i cambiamenti epocali che ci attendono. Non possiamo essere appagati dai record di produzione del vino o dall’aver portato a casa le Olimpiadi del 2026. È davvero troppo poco: chi amministra il Veneto dovrebbe pensare un po’ più in grande. È un bilancio che non dà alcun impulso ad attività che dovremmo invece incentivare. Penso soprattutto alle nuove tecnologie, alla produzione di energia dalle fonti rinnovabili che ci consentirebbero di affrontare l’epocale emergenza climatica dando un’opportunità di lavoro qualificato a migliaia di giovani e attrarne anche altri dall’estero”.
Secca la considerazione di Anna Maria Bigon: “è un bilancio che manca di equità. Mancano il coraggio e soprattutto la volontà di cambiare indirizzo. In Veneto abbiamo 500mila persone con pensioni inferiori a mille euro. Parliamo insomma del 10% di famiglie che fatica ad arrivare a fine mese: è a loro, come ai tanti giovani che lasciano la nostra regione, che dobbiamo dare risposte. Il Veneto non può limitarsi a salvaguardare l’ordinario, ma deve investire guardando al futuro e invertire la rotta, perché fra vent’anni avremo una buona maggioranza di persone over 65, visto che la denatalità cresce ogni anno e i servizi per la famiglia continuano a diminuire”.