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“Fin dagli esordi della riforma che ha portato alla nascita di Azienda Zero, come PD abbiamo denunciato la stortura di un ente al quale è stato consegnato uno strapotere assoluto. Con un accentramento di funzioni sproporzionato, che alla fine avrebbe generato disfunzioni e si sarebbe dimostrato inefficace. A distanza di sei anni queste preoccupazioni si sono tradotte in realtà”.

Questo è il commento delle consigliere regionali del PD Veneto e componenti della Commissione Sociosanitaria, Anna Maria Bigon e Francesca Zottis, alla luce della rendicontazione sull’andamento della gestione e sulle economie conseguite lo scorso anno dall’azienda unico di servizio alle aziende sanitarie del Veneto.

“Da un lato emerge l’insufficienza di personale e risorse, attualmente inadeguate alle dimensioni di questa struttura. Contemporaneamente appare indispensabile cominciare a distinguere, sul fronte degli acquisti, quali abbia senso mantenere a livello centrale e quali invece delegare a livello territoriale e di singola Ulss. Questo per evitare che, al di là delle grandi apparecchiature elettromedicali, si perda tempo prezioso nell’acquisizione di presidi medici indispensabili nell’attività quotidiana”.

Secondo le due esponenti dem “anche per il reclutamento del personale va operata una revisione che punti alla massima efficienza e che riporti sul territorio i meccanismi di assegnazione, rispondendo così in tempo reale alle esigenze di copertura di ruoli operativi. Insomma – concludono Bigon e Zottis – bisogna ripensare all’impianto complessivo di questa riforma che, a distanza di sei anni, mostra e conferma tutti i suoi limiti”.